L’idea di creare questi nuovi composti e chiamarli “INTEGRALI” nasce con un obiettivo preciso. Rimarcare l’integrità del prodotto, e la sua naturalezza. La parola integrale solitamente la associamo ad alimenti. Credo quasi tutti facciano questa associazione. E ai meno avvezzi consumatori di cibi integrali pensare di consumare una pasta o riso per l’appunto integrali può sembrare di mangiare qualcosa di poco saporito. Con gusti sgradevoli. La maggior parte mi rispondono:” Ma non sono mica a dieta!!” (per molti ancora l’idea di “dieta” vuol dire privazione e non “alimentazione equilibrata” da protrarre nel tempo). Pare che mangiare integrale possa voler dire privazione; di non si capisce cosa poi!! Visto che se ci fermiamo un attimo a ragionare sull’etimologia della parola.. INTEGRALE deriva da INTEGRO, cioè COMPLETO. Quindi se è completo è più ricco!! Giusto?! Completo di tutto ciò che la natura ha creato. Un chicco di grano completo di crusca e germe. Completo e più saporito. Sapore a cui forse molti non sono più abituati. Una quantità abnorme di aziende ha cercato dal dopoguerra in avanti di promuovere sul mercato pasta e riso e cereali e ancora pane e derivati sempre meno integrali, sempre più bianchi. Per non so quale strano motivo mangiare “bianco” pareva e tutt’ora pare per la grande distribuzione mangiare meglio. Più buono. Il pane integrale mentalmente per molti era una associazione ai periodi delle guerre mondiali. Alcuni anziani in bottega mi dicono: “Per piacere non mi faccia mangiare integrale. Quanto ne ho mangiato durante la guerra”. Guerra. Periodi di povertà. E di carestie. Tutto era centellinato. Quindi panificazione di farine integrali e soprattutto panificazione di farine meno usuali: castagne, segale, betulla… Stiamo così parlando di FITOALIMURGIA. Parola assai interessante, possiamo dire emancipata da un senatore emerito del Regno d’Italia, quale il dottor Oreste Mattirolo. Botanico e medico, con il proprio lavoro e studio della “fitoalimurgia pedemontana” ci dimostra come nella storia, prima ancora di considerarle medicamentose (meglio identificate come piante officinali) le piante sono appunto alimenti. Cibo per tutti, che il tempo a volte ci fa dimenticare.

E così torniamo all’integrità, con questi semplici integratori di estratti secchi in compresse e macerati acquosi; di foglie, radici, gemme, in ogni caso completi, senza sofisticazioni atte a standardizzare la concentrazione di un principio attivo piuttosto che di un altro.